Tozeur

14 maggio 1990, lunedì

Tamerza é un'oasi di montagna che dista una cinquantina di chilometri da Tozeur, ma la strada passa per uno chott, lago salato, che le ultime piogge hanno riempito di acqua rendendo impraticabile la strada; bisogna raggiungerla dall’altra parte, via Metlaoui e Redeyef. Alle 7:30 alla stazione dei louage non ci sono collettivi per Metlaoui. Si aspetta un po’, poi un autista di louage ci informa che è in partenza dalla vicina stazione un bus diretto a Gafsa e che passa da Metlaoui; la compagnia è la SRTG El Gouafel. Il mezzo, abbastanza malridotto, è bianco con una striscia verde orizzontale; paghiamo 0,350dt a testa. A Metlaoui la stazione dei louage è a circa un chilometro, ma non c’è bisogno di fare tutta la strada perché un autista di collettivo si ferma ed è disposto ad accompagnarci fino a Redeyef.
Metlaoui, come città, somiglia a Piombino con tutte quelle fabbriche infernali che sprigionano nuvole di gas dalle ciminiere; invece che l’acciaio lavorano i fosfati. Per alcuni chilometri la strada fiancheggia un nastro trasportatore che convoglia il materiale dalle cave della zona al centro di lavorazione; la strada è un via vai di camion, c’è molta polvere. Dopo un po’ si arriva su di un altopiano circondato da bellissime montagne color giallo verde per via della fioritura contemporanea della qualità di erba che vi cresce. Strada facendo si caricano un po’ di persone che scendono poi tutte a Moulares e qui c’è l'assalto ai tre posti liberi fino a Redeyef.
Questo paese è simile a Metlaoui con le sue ciminiere che emanano fumi neri densissimi; anche qui c’è la ferrovia, con i suoi binari poco rassicuranti. Pagati 6dt in due fino a Redeyef dove arriviamo quando è già partita la nostra coincidenza, il rural per Tamerza; il nostro autista l'insegue strombazzando a tutto spiano. Trasbordiamo sul rural che é un pick up dell’Isuzu; le persone, che vengono prese via via per strada, prendono posto dietro nel cassone coperto dal telone, i primi su due panche laterali, poi per terra, poi…
In partenza siamo sei, tre su una panca e tre sull'altra. Azelio è seduto accanto a due vecchiette berbere che non gradiscono molto la sua vicinanza; la situazione precipita, comicamente, quando bisogna far posto ad altre due signore. La vecchietta berbera senza parlare fa capire chiaramente con ampi gesti che Azelio non si deve avvicinare più di tanto, anzi è meglio se cambia posto. Ma la storia con la vecchietta non finisce qui; ora è di fronte a noi e si deve sentire osservata, tanto che comincia a coprirsi a poco a poco il volto con il suo velo, fino a che le rimane un solo occhio libero, con il quale manda delle occhiate disarmanti.
Nel frattempo siamo diventati dieci adulti, un ragazzo, un bambino più altri due nella cabina con l'autista!! Arriviamo a Tamerza alle 10:30 pagando 1dt a testa e consci che questo viaggio da solo ci ha già ripagato della giornata.
L'oasi è in una conca tra due pareti rocciose, è attraversata da un fiume che nel suo percorso crea due cascate e un laghetto e che nel corso degli anni, erodendo le pareti dei monti ha creato un bellissimo canyon. Raggiungiamo prima la cascata a valle del palmeto, poi risalendo il fiume arriviamo alla seconda; sono due cascate con un salto di meno di 10 metri, quindi non si potrebbero neanche chiamare cascate, come non si potrebbe chiamare fiume questo piccolo corso d'acqua ma visto il posto dove siamo… All'altezza della grande cascata c’è un albergo ristorante molto caratteristico che prende il nome dalle cascate stesse. Mangiamo qui all'ombra delle palme, su sedie scomode e tavolini posizionati in modo poco opportuno; spiedino, patate fritte, maccheroni, arancio, caffè, birra e acqua per 14dt in due.
Il ritorno avviene con gli stessi mezzi anche se con meno colore. Il bus è della compagnia SNTRI gran turismo con aria condizionata colorato di giallo e verde; 1,470dt a testa, un po’ caro rispetto all'andata in compenso ci siamo rifatti con il rural, 0,500dt a testa e con il collettivo, 2,600dt in due anziché 6dt.

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