Koba
31 maggio 2023, mercoledì
Questo villaggio turistico di Koba è davvero bellino; tranquillo, isolato in mezzo alla savana, ma c'è tutto quello che serve, un buon letto, acqua naturalmente calda a volontà e birra fredda a sufficienza.
Sveglia naturale con gli animali del circondario che all'alba hanno iniziato la loro vita monotona e alquanto rumorosa.
Vicino ci sono due piccoli villaggi dove le attività mattutine sono già iniziate; un cavallo è quasi coccolato da un anziano e una donna che lo invogliano a bere; forse non è in perfetta forma. Tre bambine hanno il compito di raccogliere la cacca di bovino sparsa qua e la intorno alle capanne; usano le pantofoline per non sporcarsi le mani, depositano la… mercanzia ognuna nel proprio bacile metallico e quando questo è pieno lo svuotano in una grossa buca dove ce n’è depositata già una grossa quantità. Sicuramente sarà poi usata o venduta come concime.
Nel villaggio le capanne sono uguali a quelle in cui abbiamo dormito stanotte, sono solo un po’ malridotte; tanti bambini, qualche donna e un anziano presenziano il villaggio gli altri staranno badando alle bestie al pascolo.
Partiamo in direzione sud, verso Kabakoto, vicino al confine con il Gambia. Dopo pochi minuti troviamo una quindicina di avvoltoi, Grifoni africani, che si spintonano a vicenda per stabilire l’ordine di prelazione sulla carcassa di una povera capretta sicuramente investita da poco da un fuoristrada di passaggio; stranamente hanno cominciato dalla testa, forse il punto che ha impattato con l’auto. Alla nostra presenza si sono allontanati, ma non di molto, poi il più coraggioso, o forse il più affamato, saltellando si è riportato sulla capretta e dopo di lui gli altri che ormai hanno capito che non abbiamo intenzione di sottrargli la preda. Sui pochi alberi cresciuti in questo pezzo di savana, spiccano degli enormi nidi che a questo punto associamo agli avvoltoi.
Ora capisco il motivo per cui gli autisti preferiscono la vecchia pista alla nuova strada sterrata; questa è stata costruita su terrapieno alto mediamente un metro e mezzo e, come il sole scioglie la neve, così l’acqua, nella stagione delle piogge, l’ha via via sgretolata tanto che in alcuni punti sono rimasti solo una serie di cumuli allineati a memoria di quello che fu.
Incredibile il numero di persone che sta lavorando alla realizzazione di un muro di cinta; c’è chi scava per le fondamenta, chi impasta il cemento chi, mattone dopo mattone, accenna ad alzare il muro e, ogni mondo è paese, tanti guardano gli altri che lavorano.
Nei pochi villaggi che attraversiamo sicuramente non c’è l’acqua corrente in casa ma nemmeno si vedono le classiche donne che fanno la spola tra il pozzo e la casa con i pesanti recipienti in testa; questo perché il servizio è svolto da ragazzini che guidano con disinvoltura barocci, spesso a doppia trazione… ciuchina, che pendolano tra i pozzi e le abitazioni trasportando il prezioso liquido in taniche gialle o blu di una trentina di litri.
Essendo le strade sterrate, o per meglio dire sabbiose, non esistono marciapiedi delimitati per cui la strada, quando attraversa gli agglomerati urbani, si allarga o si restringe a seconda di quanto spazio hanno occupato le attività artigianali come fabbri e falegnami su tutti e a seguire i meccanici che curano tutti i mezzi, da quelli a motore a quelli a trazione animale. Tra i lavori artigianali, un posto di rilievo l’hanno i sarti che lavorano con discrezione in locali angusti fronte strada con un manichino, spesso spoglio, a segnalarne la presenza.
A parte le grandi città come Dakar o Saint-Louis dove il servizio di trasporto pubblico è svolto da… privati motorizzati, nel resto del paese ci sono i barocci adattati al trasporto passeggeri. A seconda dei posti, sono trainati da cavalli di piccola taglia o, come in questa zona, da vispi asinelli. Qui questi carrettini hanno una particolarità assente in altre zone, sono dotati di specchietto retrovisore; sono due montati su un’asta metallica saldata al centro del cassone accanto al cocchiere che solitamente è un ragazzino. Sono regolati in modo che il guidatore a seconda che si sieda a destra o a sinistra dell’asta ha sempre uno specchietto retrovisore a disposizione; i passeggeri sedendosi sulle due sponde laterali spalla a spalla, lasciano la zona centrale del cassone per piccoli bagagli e la visuale libera agli specchietti retrovisori.
Touba è una città santa per gli islamici che appartengono alla Muridiyya, una confraternita di origine Sufi molto seguita qui in Senegal; la parola confraternita è mutuata dal cristianesimo e ne mantiene la stessa struttura e organizzazione.
I Muridi seguono gli insegnamenti del fondatore, Amadu Bamba Mbacké, e sono raggruppati intorno a un maestro dal quale, come discepoli, dipendono in maniera esasperata. La particolarità del muridismo consiste nella santificazione del lavoro che ha un ruolo importante quanto quello della preghiera; il motto del fondatore è: prega come se tu dovessi morire domani e lavora come se tu dovessi vivere per sempre.
Il 33% dei senegalesi si rifà a questa confraternita e assieme a quelli sparsi in tutto il mondo si riuniscono una volta all'anno proprio in questa città, in questa Moschea, dove è sepolto il corpo del fondatore. Quest'anno il Grand Magal, com’è chiamata questa cerimonia sacra, si svolgerà il 4 settembre e sono attesi buona parte dei tre, quattro milioni di fedeli annui che fanno di questa città la seconda meta al mondo per numero di fedeli dopo la Mecca che con i suoi sei, sette milioni annui della sua Hajj è inarrivabile.
La moschea è visitabile, ma anche noi maschietti dobbiamo avere un abbigliamento consono così recupero una tunica, in origine bianca, ed entro in questo luogo sacro che, come la Sagrada Familia di Barcellona, ancora non è finita e mai finirà fin quando continueranno ad arrivare offerte per il mantenimento e l'ampliamento della struttura. Il marmo la fa da padrona con il bianco di Carrara, il rosa del Portogallo e il travertino laziale.
Negli ampi spazi coperti, tanti pellegrini riposano sui tappeti mentre altri pregano; una forma di preghiera prevede la ripetizione di frasi in loop, come un mantra, sia recitate sia cantate e sia da soli sia in compagnia. Un gruppo di fedeli, uomini non giovani, seduti a terra e disposti a cerchio nel cortile, cantano la loro preghiera e quando alla fine nominano il nome di dio, si portano le mani alla testa e alzano repentinamente il volume per poi ricominciare in maniera sobria la preghiera dall'inizio. Alcuni fedeli di passaggio lasciano cadere qualche banconota all'interno del cerchio magico come offerta.
All'interno della sala dove c'è la tomba del fondatore, le preghiere assumono un tono mistico da pelle d'oca. L'insieme è bello con colorate vetrate che danno una luce calda agli interni, tante cupole, ampi spazi che devono ospitare tanti fedeli; il tutto in stile moderno, ma la modernità finisce al di là del cancello d'ingresso, dove regnano le case incomplete su strade sabbiose.
I camion sono specializzati nel trasporto del diffuso; hanno sponde altissime e poiché il carico e scarico del mezzo è fatto a mano, per facilitarlo, nella parte bassa delle sponde ci sono delle aperture. Secondo la merce trasportata il carico può essere molto pesante e per questo motivo è facile incrociare camion a quattro assi posteriori; dalle nostre parti si vedono solo in caso di trasporti eccezionali.
A meno di un’ora di strada, sulla statale N3, arriviamo al mercato di Keur Ibra Yacine che si svolge negli spazi ai lati della via; da una parte quello del bestiame e dall’altro il resto. Scesi dall’auto, noto, quasi insabbiati, due binari dalla superficie ossidata a testimonianza di una dismessa ferrovia parallela alla strada.
Non lontano dai binari un uomo sta scuoiando un ovino appeso a testa in giù a un palo di legno piantato nella sabbia e vicino giace privo di vita un altro sfortunato montone sgozzato da poco. E’ solo l’antipasto, poco più avanti tantissimi compratori e venditori si muovono tra decine e decine di animali in vendita; sono soprattutto pecore e montoni ma non mancano capre, asini e cavalli. Sono messi in vendita a piccoli gruppi o singolarmente; sulla strada, sul tetto dei mezzi di trasporto collettivi, ci sono già gli ovini acquistati e altri sono in procinto di salire… non di spontanea volontà.
Dall’altro lato della strada non possono mancare i diversamente profumati pesci secchi e piccole quantità di frutta e ortaggi. A completare il quadro c’è qualche bilancia sparsa qua e la e le piccole seminatrici artigianali che, visto l’imminente arrivo della stagione delle piogge, si vedono spesso nei campi trainati da somarelli o umani.
Ci fermiamo per la notte al Kabakoto Safari, un'oasi bio sul fiume Bao Bolon, affluente del vicinissimo Gambia; cena a base di facocero brasato. C'è la finale dell’UEFA Europa League tra la Roma e il Siviglia; chiediamo di mangiare un po’ più tardi. Poi posticipiamo ancora per vedere i supplementari e, per misurare il grado di pazienza del personale, aspettiamo anche i rigori. Peccato per la sconfitta della Roma; eravamo pronti al tuffo in piscina.