Kabakoto

1 giugno 2023, giovedì

Ieri sera la stanza era sufficientemente fresca così abbiamo spento il condizionatore, ma era solo apparenza; a una certa ora mi sono svegliato in una pozza d’acqua. Il letto e il cuscino erano irrimediabilmente bagnati del mio sudore così mi sono trasferito a bordo piscina dove ho dormicchiato su uno dei lettini.
L’acqua del fiume è a qualche centinaio di metri dalla struttura ricettiva ma dalla natura del terreno si capisce che nella stagione delle piogge il letto del corso d’acqua si allarga fino a lambire il villaggio. Tra le piante ornamentali che abbelliscono il posto, ce ne sono numerose di cotone con i bianchi fiocchi pronti per la raccolta.
Nei campi che i contadini contendono alla savana, c’è un grande fermento; i più giovani puliscono il terreno ammucchiando in piccoli cumuli, cui poi danno fuoco, la sterpaglia rimasta dall’ultimo raccolto e sopravvissuta alle bestie al pascolo e l’immancabile plastica che per l’incuria umana e la complicità dei forti venti ormai ricopre tutto il territorio. In giro si vedono pochi termitai che stranamente, se sono in mezzo ai campi, non sono distrutti dai lavoratori agticoli.
In questa zona stanno seminando il miglio; data la natura sabbiosa del terreno, non occorre ararla così dopo la pulitura manuale si passa direttamente alla semina che è fatta con l’ausilio di una seminatrice di fattura artigianale. E’ costituita da un dente metallico, seguito da una scatoletta di latta che precede altri due denti metallici; il primo dente scava un solco, dalla scatola cascano i semi e gli altri due denti affiancati chiudono il solco intrappolando al suo interno i semi. A questo punto non resta che aspettare la pioggia che completerà l’opera.
Una specie di manubrio serve al contadino a dirigere l’attrezzo mentre al moto ci pensa un asinello che lo traina; in alternativa al ciuchino c’è… l’uomo cavallo.
Siamo quasi al confine con lo stato del Gambia e in questa zona sono presenti numerosi siti di antiche sepolture delimitate da pietre megalitiche disposte a cerchio. Se ne vedono tanti ai margini del territorio che stiamo attraversando, ma la più grande concentrazione si ha al Sine Ngayene Stone Circles che dal 2006 è stato inserito nell'elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
In quest’area ci sono una cinquantina di cerchi, disordinatamente disposti e composti di un numero variabile di pietre che va dalle dieci alle venti unità; ogni pietra è interrata per un paio di metri e sporge in media di un metro e mezzo. Possono raggiungere le 10 tonnellate di peso e sono di laterite, una formazione rocciosa di superficie presente in aree tropicali a clima caldo-umido, ricca di ferro che gli dà la colorazione rossastra. Le sepolture vanno dal III secolo a.C. al XVI secolo d.C. e nello stesso luogo sono stati trovati corpi di epoche diverse.
Tra le pietre rossastre spicca l’Agama, un lucertolone maschio che nel periodo degli amori trasforma la propria livrea dall’anonimo marroncino a un bel blu con testa e punta delle zampette gialle come la coda che sfuma gradualmente dal blu del corpo al giallo. Simpaticissimo quando fa il balletto per attirare le femmine che consiste nel muovere su e giù la testa, ma il movimento parte dalle zampette anteriori per cui sembra che faccia le flessioni.
Un altro animaletto perfettamente mimetizzato tra l’erba secca e la sabbia è la locusta migratoria migratorioides, parente della locusta del deserto tristemente famosa per le bibliche Piaghe d’Egitto.
Non devono arrivare molti visitatori in questo sito, infatti, man mano che si è sparsa la voce nel vicino villaggio, sono arrivati prima alcuni timidi ragazzini che si nascondevano dietro le pietre e poi sempre più fino a essere circondati da tutti i ragazzini e le ragazzine del luogo che via via hanno preso confidenza senza mai diventare invadenti. Anche qui tante sorelline con i fratellini più piccoli in groppa.
Una piccola deviazione ci porta al centro di un gruppo di baobab giganteschi che si mostrano imponenti sul limitare di un piccolo villaggio; anche qui la nostra insolita presenza ha fatto sì che quasi tutto il villaggio ci raggiungesse con il gruppo di bambini e ragazzini a interagire simpaticamente con noi e il gruppo delle mamme che, come avrebbe detto Totò, si scompisciano dalle risate qualche metro più in là. Forse più che il monumento o la bellezza naturale, sono questi i momenti più belli di una vacanza, momenti che resteranno indelebili nella nostra mente.
Peccato che del gruppo di alberi secolari il più grosso e più antico sia stato spezzato in due da un fulmine…
Al piccolo molo di Toubacouta ci imbarchiamo su una piroga e risaliamo il largo corso d'acqua del Bandiab, che è uno dei rami del delta del fiume Saloum, delimitato da foreste di mangrovie fino a Sipo, un piccolissimo villaggio di 200 anime con addirittura quattro etnie e un… Re.
La presenza di questi gruppi etnici è legata alla creazione del villaggio all'inizio del XX secolo, fondato da persone in fuga dall'islamizzazione della Guinea; sono stati poi raggiunti dai maliani e in seguito da un altro gruppo etnico del nord del Senegal che sommati ai locali formano i quattro gruppi.
Il Re amministra la piccola comunità ma soprattutto dirime le controversie che via via si manifestano. Fino a poco tempo fa c'era una Regina ultra novantenne che però è mancata da poco; ora suo figlio, Insa Touré, è il nuovo Re e accoglie i visitatori in abiti da lavoro, seduto su un trono di paglia e con un vecchio fucile appeso alla parete alle sue spalle. Non parla francese ma con l'aiuto del barcaiolo, che fa da interprete, riusciamo a dialogare.
L’economia dell’isola si basa soprattutto sulla pesca e in particolar modo sulla raccolta di molluschi tra cui primeggiano le ostriche come si può evincere dalla grande quantità di vecchi gusci che stiamo calpestando dall’arrivo in quest’isola.
Riprendiamo la navigazione imbarcando con noi due pescatori che si sistemano a prua e che condividono inconsapevolmente con noi l’olezzo di pesce marcio che sprigionano i loro abiti da lavoro.
Fortunatamente scendono presto mentre noi, oltrepassato il punto d’imbarco di Toubacouta, continuiamo la navigazione fino a una piccola spiaggia dove scendiamo e, a piedi, seguiamo un sentiero ricco di baobab giganteschi, alcuni con cavità tali da accogliere due o più persone, che ci porta a un bel punto panoramico. Camminando sul sentiero, anche qui ricoperto da vecchi gusci di molluschi, scavalchiamo delle collinette che il barcaiolo ci indica come vecchi luoghi di sepoltura.
Attraversiamo il largo tratto di fiume ed entriamo, ormai al tramonto, in un ramo deviato e, a motore spento, restiamo ad ammirare il ritorno di aironi bianchi e cormorani che singolarmente o a piccoli gruppi si ritirano per la notte sui rami delle mangrovie; è bello perché chi arriva, spesso ingaggia una lotta con chi è già appollaiato e lo sconfitto si deve accontentare di un altro ramo e quando tutto sembra acquietarsi arriva qualcun altro e rompe di nuovo l’equilibrio. Non andresti mai via.
È incredibile come questi uccelli, con tanto spazio a disposizione, decidano di passare la notte qui, tutti assieme, appassionatamente; la chiamano reposoir des oiseaux. Caratteristica comune a tutti i pennuti è la grazia al momento del decollo e la goffaggine al momento dell’atterraggio che si accentua ancora di più quando il punto d’arresto prescelto è un ramo di mangrovia come in questo caso.

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