Tunisi

4 maggio 1990, venerdì

Partenza in treno per Sousse alle 7:10; il biglietto di prima classe costa 4dt compreso la prenotazione del posto che però non utilizziamo. La trazione è diesel, vetture nuove con gli interni a pullman, aria condizionata funzionante, non é molto affollato, non c’è divisione tra zona fumatori e non, i conduttori hanno un borsello il cui modello è simile alle borsette da donna in auge negli anni cinquanta con la famosa montatura di ottone sul bordo superiore e la chiusura a farfalla.
Tunisi è stazione di testa; la partenza è avvenuta in perfetto orario. La velocità non é elevata, molti sono i passaggi a livello incontrati, tutti con semibarriere; in alcuni paesi attraversati, i binari sembrano un tutt'uno con le case quasi fosse una linea tramviaria. Sulla sinistra, senso marcia, tutta pianura mentre a destra il paesaggio è collinare e montagnoso; le coltivazioni preminenti sono ulivo, vite e fico, tutte racchiuse in perimetri di fichi d'india.
Gli ulivi sono disposti in filari larghi tra loro che ricordano la Toscana mentre il terreno pietroso fa tornare alla mente il tipico paesaggio siciliano. I contadini che arano o fresano il terreno con il trattore contrastano con i colleghi dei poderi confinanti che usano i cavalli per effettuare gli stessi lavori.
Parecchi vanno a fare rifornimento di acqua alle fontane con asinelli carichi di lattine penzolanti dalla soma come bisacce. Arriviamo a Sousse alle 9:30 con quindici minuti di ritardo e lasciamo gli zaini al deposito bagagli della stazione; personale molto gentile. Alle spalle del porto c’è un bellissimo Rabat, o Ribat; da qui un dedalo di stradine strette e in salita formano la Medina e portano alla Casba.
Il Rabat è un monastero fortezza in cui monaci guerrieri facevano i monaci in tempi di calma e i guerrieri quando si avvistavano flottiglie cristiane; il Rabat di Sousse risponde perfettamente a queste caratteristiche, infatti a un interno costituito da cellette austere per i monaci corrisponde un esterno militaresco con i suoi bastioni, le alte mura e le torri cilindriche disposte ai vertici della pianta quadrata e a metà di ogni lato. Al centro la torre di vedetta svetta dall'alto dei suoi quasi trenta metri. Al contrario del Rabat, che veniva costruito in prossimità del mare e che rappresentava il primo baluardo contro possibili invasioni cristiane, le Casbe erano costruite nel punto più alto della città e avevano una funzione equivalente ai nostri castelli medioevali in cui si rifugiavano i cittadini in caso di pericoli e in cui venivano conservate armi e grosse scorte di cibarie. La Casba di Sousse è costruita sul punto più alto della Medina, dalla parte opposta rispetto al Rabat, é a pianta rettangolare con una bellissima torre merlata.
Buona parte della Medina é circondata da mura di cinta, all'interno molti souk ma pochi laboratori artigiani; sono molte le stradine completamente prive di negozi o laboratori con sole case civili. Per le strade tanti bambini di età prescolastica mentre alcuni adulti transitano disinvoltamente per le viuzze strette a bordo di asinelli sprint. Nella parte bassa della Medina c'è un mercatino coperto dove i macellai espongono la testa dell’animale a cui appartiene, o apparteneva, la carne che è in vendita. I pesci sono freschissimi ed è molta la gente che li compra. Subito fuori del mercato c'è… un altro mercato all'aperto in cui si vende di tutto; tra l'altro tacchini, polli, ricci e tartarughe tutti rigorosamente vivi più nove carretti colmi di lumache vendute a barattolate.
Pranzato con un chilo di nespole, 0,700dt, due pezzi di pane rotondi, 0,200dt e una bottiglia di acqua minerale, 0,300dt; pranzo consumato sul porto vicino ai pescatori.
In questa città il treno, uscendo dalla stazione in direzione sud, passa nel bel mezzo della piazza principale. Lo stesso vigile dirige il traffico stando coi piedi sui binari senza l’ausilio di sbarre o semafori. Comprato da un ragazzino che non ci mollava un attimo due piccoli cammelli di pelle per 1dt e uno strummolo sempre per 1dt da un vecchio venditore di oggetti vari.
Davanti alla Grande Moschea curiosa conversazione con un ragazzino che parla un buon italiano, anche se dice di parlare meglio l'inglese e il tedesco?!? Ha due fratelli che lavorano in Italia; uno è impiegato in agricoltura da un anno e l'altro, di 26 anni e da sei in Italia, tra le tante cose vende coca. Alla richiesta di chiarimenti il ragazzino dice candidamente che non si tratta di Coca Cola ma di droga!!!
10 francobolli per cartoline 3dt. Ripresi gli zaini, 1dt, e fatto il biglietto per El Djem, 1,710dt in seconda classe. Nell'attesa del treno assaggiato il famoso tè alla menta, buono. Arriva il treno, 15:18; la seconda classe è sporca, l'aria condizionata non funziona e i finestrini sono tutti chiusi, le toilette sono sporche, senza acqua ne carta igienica e i passeggeri sono anonimi. Penso che sarà l’ultimo viaggio in seconda classe. I treni partono con le porte aperte, queste si chiudono poi automaticamente a una certa velocità.
Il viaggio dura una ora ma già da molto tempo prima si comincia a vedere l’enorme anfiteatro romano, il più grande di tutta l’Africa, che caratterizza la città e solo quando si è alla stazione si riescono a vedere le case che circondano questo monumento, case di un solo piano; sembra di vedere Polifemo circondato da tanti piccoli Ulisse. Alloggiamo al Relais Julius, proprio accanto alla stazione; camera n°14 con tre letti, bagno, doccia e acqua a temperatura ambiente. Le porte si aprono solo con poderose spallate e il bagno è senza finestre ma un foro nella parete garantisce il ricambio d’aria con la… nostra stanza! Essendo l’unico albergo della città non possiamo pretendere di meglio.
La visita all'anfiteatro costa 1,500dt più 1dt per i possessori di macchine fotografiche; è in buono stato e dall'alto si nota un bel panorama sul minuscolo paese che lo circonda. Mentre ci dirigiamo verso la periferia del paese ho avuto la malaugurata idea di dare una caramella a un bambino che me la chiedeva ripetendo in continuazione bonbon. A questo punto arrivano una decina di ragazzini, tutti a chiedere qualcosa, e con loro un ragazzo più grande che minacciosamente tiene lontano gli altri per avere l'esclusiva; ci dirigiamo verso il centro, più frequentato e il ragazzone, visto che non ottiene niente, se ne va mandandoci a quel paese e dando così via libera ai più piccoli che nel frattempo sono diventati più numerosi. Ripetono all’ossessione solo tre parole: bonbon, argent e stylo ovvero caramelle, soldi e penne; non ottenute le quali passano alle ingiurie. Fortunatamente, come d'incanto, è spuntato un anziano signore del posto con fez e tunica che ha allontanato i ragazzi gridando loro poche parole ma con tono autoritario.
Avremmo deciso di mangiare in albergo ma scopriamo che hanno finito tutto così ci dirigiamo verso il centro dove troviamo un locale simpatico che più che ristorante è una specie di bar, un ritrovo dove tutti giocano a carte fumando il narghilè che disinvoltamente si passano l’un l’altro. Il gestore in un batter d'occhio è andato a fare la spesa, ha preparato la brace e ci ha servito spiedini di agnello alla brace con pomodori, patate fritte, insalata mista con pomodori, cipolle, olive, peperoni verdi piccanti e da bere acqua e succo di arance; in questo locale non servono alcolici, tutto ottimo, 12,600dt in due.

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