Sfax

6 maggio 1990, domenica

Sveglia alle 6:30 per prendere la prima fregatura della giornata; il bus delle 7:30 non c’è perché è domenica e bisogna aspettare quello delle 9:30. Ci facciamo tutta Ave Bourguiba a ritroso fino alla stazione dei treni nella speranza di trovare un collettivo, ma è domenica e la grande Sfax dorme. Facciamo colazione in un piccolo bar e con grande sorpresa ci accorgiamo che nel fondo accanto c’è la biglietteria di una compagnia di bus; rapido controllo ed ecco un bus per Gabes alle 8:00. La gioia si mischia alla rabbia perché questo botteghino è a dieci metri dal punto dove ieri si è chiesto informazione a quel ragazzo.
I biglietti costano 3,670dt a testa mentre in mattinata si era pagato il conto dell'albergo di 30dt in due compreso la cena del giorno prima di circa 10dt.
Il viaggio in bus inizia in perfetto orario. Sono 135 chilometri. La strada è costituita da un manto di asfalto largo quanto due corsie, una per senso di marcia, abbastanza strette tanto che due bus ci passano precisi. Ai lati di questo manto d'asfalto ci sono due corsie di sabbia che vengono sfruttate in genere dai carretti trainati dai ciuchi; l’autista del nostro bus è stato costretto a sconfinare in questa pista sabbiosa più di una volta in occasione di sorpassi a bus o camion. Il paesaggio circostante varia dal terreno brullo dove i pastori fanno pascolare capre e pecore sul ciglio della strada, unico posto dove cresce un poco di erba, a terreni con intense coltivazioni di ulivo. Uno di questi uliveti mi ha colpito per la sua vastità; costeggia la strada per più di dieci chilometri da entrambi i lati con filari di ulivi di cui non si vede la fine. A circa metà strada troviamo una serie di piccolissime costruzioni in mattoni, praticamente una piccola stanza con un piccolo porticato lato strada; da questi porticati pendono agnelli scuoiati, mezzi scuoiati o ancora interi, uno per costruzione, evidentemente in vendita.
Arrivo a Gabes alle 10:00; preso alloggio all'Hotel Kilani in Ave Bourguiba n°134, un po’ lontano dalla stazione dei bus. Alla ricezione c’è una bella ragazza di carnagione scura molto simpatica. I due letti sembrano piccoli ma… c’è l'acqua calda in camera. 16dt in due.
Ai margini dell’oasi c’è un piccolo ma simpatico mercato di pecore e capre. Una stradina ci porta dentro l'oasi; é uno spettacolo inimmaginabile con quest'immensa distesa di palme da datteri che crea frescura. C’è una pace idilliaca rotta solo ogni tanto da qualche carrozza a cavalli con gli immancabili tedeschi e qualche motorino Peugeot smarmittato dei locali. Dopo le palme, l’albero predominante è il melograno, ora in fiore; molti anche gli alberi di fichi e mele, entrambi con frutti ancora acerbi.
Le coltivazioni a terra sono disparate anche all'interno dello stesso appezzamento; erba medica, grano che ora stanno mietendo a mano, granturco alto circa un metro, girasoli il cui fiore è già fiorito, pomodori buoni per l'insalata, tabacco, lattughe, scarole, cavolfiori, sedani, zucche gialle grandissime, ecc. ecc. Le viti hanno già i grappoli con gli acini piccoli. All'interno dei campi molti allevano del bestiame composto da pochi vitelli e alcune capre; quasi in ogni appezzamento c’è un asinello parcheggiato.
Nei piccoli appezzamenti alcuni sono intenti a zappettare con delle zappe con manico cortissimo, circa mezzo metro, mentre altri mietono il grano a mano. Ogni campo è circondato da recinti fatti di foglie di palma secche alte circa un metro che delimitano la proprietà, fungono da frangivento e proteggono dall’insabbiamento; anche le baracche dei contadini sono costruite con foglie di palma.
Molti ragazzini tornano a casa dopo aver catturato passerotti, cardellini e simili; li mostrano con fierezza legati ai fili ricavati dalle foglie di palma. Numerose sorgenti alimentano d’acqua una fitta rete di canali.
Cena al ristorante Oasis dall’aspetto lussuoso; insalata di polpi, un cefalo grande e un altro pesce non ben identificato dalla forma schiacciata, tipo sarago e dalla pelle liscia tipo pesce azzurro. Vassoio molto curato con i pesci mantenuti di taglio grazie ai limoni tagliati a incavo che gli fanno da supporto. Come contorno un uovo a occhio di bue(?!?!?), patate fritte, un peperone e una salsina di cui non si è capito gli ingredienti tranne il pomodoro e il peperoncino piccante. Da bere birra; il tutto ci è costato la modica cifra di 14,950dt in due.

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