Jimma
Domenica, 5 febbraio 2012
Il numeroso personale è alle prese con le pulizie e nessuno sa dirci dove è possibile fare colazione; ormai rassegnati, siamo pronti a uscire fuori per procurarci il cibo quando compare l’elegantissimo manager in giacca, cravatta e gemelli ai polsini della camicia che con il solito sorriso affabile prende in mano la situazione. Ci accomodiamo nella sala dove abbiamo cenato ieri sera e che troviamo nelle stesse condizioni di come l’avevamo lasciata tanto che è stato difficile trovare un tavolo pulito; è evidente che la consuetudine qui è quella di lasciare le cose come sono alla chiusura e rimandare le pulizie alla mattina. Il manager prende nota di tutti i nostri desideri ripetendo più volte gli ordini per capire… se ha capito; alla fine i caffè espresso traboccano dalle tazze, le uova strapazzate sono buonissime, abbondanti e con un po’ di peperoncino tagliato fresco e alla fine, tra la sorpresa generale, una bella tazza a testa di… acqua calda!
Visto il caldo di ieri, questa mattina siamo usciti dalle stanze in maniche corte per poi correre indietro a prendere un pile per il freddo; siamo sull’altopiano per cui l’escursione termica tra giorno e notte è notevole e ancora non ci siamo abituati. Anche questa mattina il muezzin ci ha svegliato all’alba con i suoi canti registrati e mandati a tutta manetta dall’altoparlante posizionato sul minareto della vicina moschea e non contento, finita la cantilena singola, è cominciato un botta e risposta un po’ cantato e un po’ recitato…
Nonostante sia domenica c’è abbastanza gente tra le strade impolverate sia per lo sterrato sia per le opere di urbanizzazione che hanno ridotto parte della città a cantiere aperto. Molti degli alberi che ornano la città furono piantati al centro di pneumatici che avevano il compito di proteggerli e che nessuno ha più tolto tanto che oggi che le piante sono cresciute sono rimaste imprigionate attorno alla base del tronco con un effetto singolare. Ieri sera quando siamo arrivati mi sembrava strano che la strada asfaltata finisse proprio alle porte di Jimma… ora scopriamo con amara sorpresa che l’asfalto è finito del tutto e d’ora in poi sotto di noi solo sterrato. In effetti stanno lavorando per migliorare la strada e diversi lotti sono già terminati per cui si passa dall’asfalto, poco, allo sterrato e viceversa con grande disinvoltura; dove la strada incrocia dei piccoli ruscelli si stanno costruendo della canalizzazioni per non interrompere il flusso d’acqua. Per fare queste opere sono state scavate delle grosse buche che tagliano la strada, buche che sono segnalate solo da piccolissimi cartelli di fattura artigianale fatti con materiali di risulta che indicano la deviazione agli autoveicoli; pericolosissimo soprattutto di notte.
Via via che scendiamo verso sud i campi coltivati stanno lasciando il posto a boschi più o meno fitti ed è su questi alberi che si cominciano a vedere delle simpatiche e diffidenti scimmie bianche e nere.
C’è una colonna di persone che sul ciglio della strada si dirige verso un punto ben preciso e che aumenta di numero man mano che ci avviciniamo alla meta; sicuramente c’è un mercato nelle vicinanze. Seguiamo la scia e ci troviamo al centro di una bolgia esagerata; c’è una collina che brulica di venditori e compratori. Anche questo mercato è suddiviso per generi merceologici; tra i venditori di stoffe e tessuti ci sono i sarti che prendono le misure alle donne che hanno bisogno di un vestito nuovo. Non sono mai sole, sono accompagnate da mamme, zie o sorelle che consigliano il sarto; comprata la stoffa e prese le misure le donne continueranno lo shopping al mercato e prima di rimettersi in colonna per tornare a casa ritireranno l’impolverato… vestito nuovo.
Caratteristici sono i venditori di sale accovacciati accanto alla propria mercanzia sia sfusa, raccolta a mucchietti più o meno dello stesso peso, o compatte in quelli che sembrano mattoni bianchi. Una vivace compravendita è quella di polli, galline e uova; la maggior parte dei venditori sono ragazzini con poche uova o una sola bestiola. I riparatori di pentole lavorano su oggetti dalla lunga e gloriosa storia.
I venditori di professione e quelli più organizzati sono all’ombra di ombreggianti e ombrelli mentre quelli occasionali stazionano sotto il sole cocente. Singolari sono i venditori di pani di semi germogliati; in questi casi la merce viene accuratamente controllata dal compratore e la contrattazione è lunga. Granturco e sorgo sono tra i semi riconosciuti.
I ragazzini sono molto sorridenti e si fanno fotografare volentieri anche se al momento dello scatto si irrigidiscono, diventano seri e guardano fissi nell’obiettivo. Da e per il mercato ci sono bus grandi e piccoli che partono e arrivano stracarichi; le scene più comiche in questi frangenti è il carico di animali. In questo caso è stato difficile convincere una capra a entrare nel cofano di un bus.
Lungo la strada si notano dei grossi alberi, in questo periodo quasi totalmente defogliati, con dei grossi cilindri di legno posizionati tra i rami alti; sono delle arnie per le api e quindi per il miele. Generalmente sono dei tronchi svuotati con apertura da un solo lato ma ci sono anche quelli costruiti sempre artigianalmente con altri materiali ma la forma rimane standard.
Ora che la strada è per la maggior parte sterrata c’è il problema della polvere creata dagli altri veicoli nei fortunatamente non frequenti incroci o sorpassi; in questi casi chiudiamo rapidamente i finestrini ma altrettanto rapidamente la temperatura interna sale a livelli elevati…
Come in mattinata anche ora notiamo una colonna di persone e animali da soma che percorrono il ciglio della strada intensificandosi sempre più fino a quando non incontriamo un mercato. E’ più piccolo rispetto al precedente ma ha il suo fascino. Ci sono tante macellerie con pezzi di carne di varie origini appese dentro e fuori i piccolissimi punti vendita. Siamo seguiti da codazzi di bambini e ragazzini che appena vedono che inquadri un soggetto interessante ti si piazzano davanti per farsi fotografare. Nella zona delle spezie il peperoncino deve essere potentissimo visto gli starnuti a ripetizione di noi faranji.
Nell’aia di un tucul troviamo un gruppo di uomini che con gran lena stanno battendo le fascine di sorgo; ci sono diverse abitazioni simili in zona e il sospetto è che gli uomini si danno una mano l’un l’altro per i lavori più duri.
Arriviamo a Mizan Tefari; dobbiamo completare le scorte di viveri per il trek. Quello che ci è difficile reperire è lo zucchero; nessuno ne ha o nessuno ce lo vuole vendere. Chiediamo invano in tutti i negozietti che tra le altre cose vendono generi alimentari fino a che non ci sentiamo chiedere per strada da un negoziante visitato prima se vogliamo dello zucchero…! Durante la ricerca dello zucchero un camion col cassone stracolmo di giovani festanti con tanto di bandiere ha attraversato le poche strade della città più volte; si sta svolgendo la Coppa d’Africa di calcio e… o la squadra etiope ha vinto o quella di qualche acerrima nemica ha perso.
Mentre aspettavamo che il gruppo si ricompattasse dopo le spese, presa una buona birra per 12 birr. Partiamo alla volta di Bebeka; è una grossa piantagione di caffè di proprietà governativa. Dentro la piantagione c’è una guest house dove è possibile pernottare; arrivati sul posto però nessuno dei numerosi guardiani armati di kalashnikov ce la sa indicare. Dopo aver girovagato a vuoto all’interno della piantagione veniamo a sapere che questa è stata recentemente acquistata da un ricco personaggio etiope che ancora non ha deciso cosa farsene della guest house che alla fine abbiamo trovato e che avrebbe rappresentato un’ottima sistemazione per noi.
Siamo costretti a tornare a Mizan Tefari anche perché il manager col quale alla fine siamo riusciti a parlare è disposto a farci piantare le tende ma in cambio ci chiede una cifra molto alta. A Mizan città la situazione non è delle migliori; gli alberghi sono tutti pieni a causa di una manifestazione sportiva che si sta svolgendo in città; al sesto tentativo il manager dell’albergo impietosito ci ospita nel suo ufficio, nella sua stanza e in un ripostiglio… meglio di niente!
Ceniamo nel ristorante dell’albergo dove cuoco e camerieri vestono un ridicolo grembiule viola con grosse tasche bianche; uno di questi ha unito dei tavoli, cambiato le tovaglie e continua a portare sedie che noi sistematicamente togliamo perché quelle che ci sono sono sufficienti; non è stato facile farglielo comprendere.
Injera che accompagna un ottimo tibs che è uno spezzatino di carne di agnello. Finito di cenare troviamo il manager che ci aspetta per farci vedere come ha sistemato le camere; al posto del suo ufficio ha svuotato un altro ripostiglio. Da premiare l’impegno di questa persona che non passa certamente inosservata; è obeso e stasera veste con un pantalone della tuta Adidas nera con strisce laterali gialle e un camicione alla Pavarotti color rosa.
In televisione hanno trasmesso la partita di calcio del campionato inglese tra il Chelsea e il Manchester United finita 3 a 3 con la squadra di casa che vinceva 3 a 1; è incredibile il numero di persone che si ritrovano nei locali pubblici dove trasmettono le partite di calcio del campionati esteri in TV. A giudicare dall’esultanza in occasione dei goal, vivono le partite intensamente, da veri tifosi.
Il letto matrimoniale in dotazione alla nostra camera non si presenta molto bene per cui preferisco dormire per terra nel sacco a pelo sopra la coperta che mi fa da stuoia e comunque non prima d’aver messo sotto carica tutti gli aggeggi elettronici in nostro possesso visto che da domani non avremo a disposizione energia elettrica fino al nostro ritorno in questa città tra una settimana.