El Chaltén

11 febbraio 2010, giovedì

Le preghiere hanno avuto effetto; ci siamo svegliati con un cielo limpido, azzurro con la cima rosata dal primo sole mattutino del Fitz Roy che sbircia da dietro le montagne che circondano la piccola cittadina. Il nome tehuelche della montagna è El Chaltén che significa vetta di fuoco forse proprio per il colore che assume il Cerro in mattinate come questa.
Colazione con un occhio al piatto e l’altro alla cima che sembra chiamarci al di là della vetrata della sala da pranzo del nostro albergo, il Lago del Desierto. Con il minibus guidato dal Mario tuttofare raggiungiamo l’Hostaria El Pilar che si trova lungo la RP 23 che costeggia il Rio de los Vueltos nella direzione opposta a quella dalla quale siamo arrivati ieri in città.
La Hostaria si trova a 467 metri slm e da qui inizia il percorso che ci porterà alla Laguna de los Tres dal quale sembra ci sia una vista ottima sul Fitz Roy. Si parte costeggiando il Rio Blanco; ha molta acqua ma a giudicare dal letto conosce tempi migliori. Dopo un po’ si entra nel bosco e si inizia a salire; il sentiero è bagnato dalle recenti piogge ma non scivoloso se non in alcuni punti.
Il classico picchiettare tradisce un picchio dalla testa rossa che si lascia fotografare tranquillamente senza lasciare il suo lavoro. A 660 metri d’altitudine sulla destra appare in tutto il suo splendore il ghiacciaio Piedras Blanca con in cima la vetta del Fitz Roy; si continua a salire dolcemente nel bosco fino a che ritroviamo davanti una grande spianata priva d’alberi e decidiamo di attraversarla, abbandonando il sentiero. Grave errore!
Al termine della spianata acquitrinosa troviamo alcuni laghetti ottimi da fotografare con la cima del Fitz Roy e il ghiacciaio come sfondo. Ritroviamo il sentiero e seguendolo entriamo in una fitta macchia di vegetazione in cui questo è l’unica via; usciamo allo scoperto e attraversiamo un torrente su un ponticello fatto con due tronchi di legno e un passamano sempre di legno su cui è possibile passare uno alla volta.
Dopo un centinaio di metri troviamo un cartello, il primo dopo quello incontrato all’ingresso del Parque Nacional los Glaciares; siamo io, Manuela, Tiziana, Letizia, Luca e Alberto. La prima impressione è che le indicazioni del cartello siano sbagliate; indica che stiamo andando a El Chaltén mentre a destra potremmo raggiungere le Lagune Madre e Hija e solo tornando indietro potremmo raggiungere la nostra meta. Tutti concordiamo che il cartello è sbagliato o posizionato male. Passa un turista tedesco, chiediamo lumi e lui ci risponde che dobbiamo tornare indietro; ci basta uno sguardo per… capire che non capisce nulla.
Fortunatamente passa una coppia di ragazzi e questi ci spiegano che poco più indietro c’è una deviazione che porta a Los Tres. Svelato l’arcano; tagliando per la spianata abbiamo shuntato il bivio così che stavamo effettivamente tornando a El Chaltén.
Torniamo indietro pensando divertiti alle parole di Mario che prima di lasciarci aveva sentenziato che era impossibile perdersi; come se non bastasse da quando eravamo usciti dalla spianata avevamo incrociato tante persone che venivano da El Chaltén e noi convinti che scendessero dalla vetta ci chiedevamo a che ora fossero partiti questa mattina!
Dopo il bivio che avevamo saltato c’è il Campamento Poincenot che raggiungiamo non prima dello spettacolare tuffo di Manuela lungo il sentiero fortunatamente senza danni. Dopo poco incontriamo il Rio Blanco che in questo punto è a carattere torrentizio e le sue acque scendono in modo tumultuoso e noi lo attraversiamo su un poco rassicurante ponte di legno i cui tronchi sono sbiancati dalle intemperie e che un cartello consiglia di attraversare uno per volta. Si riprende a salire e a 750 mt d’altitudine troviamo il Campamento Rio Blanco; un cartello ricorda a chi si accinge a continuare che la salita è molto ripida e difficoltosa. Un altro cartello più benevolo informa che l’acqua che sgorga da due tronchetti di legno è potabile.
La salita in effetti è molto impegnativa; la vegetazione è costituita da piccoli arbusti e qualche stentato alberello. A 850 metri d’altitudine riappare la cima del Fitz Roy; l’emozione è tanta anche perché siamo consci che una giornata bella come oggi è rara e questo ci incita a proseguire con entusiasmo.
Ai 1000 metri troviamo la prima neve; più si va avanti più diventa difficile la salita anche perché la stanchezza comincia a farsi sentire. Intanto la vetta si fa sempre più grande e vicina fino a che si sbuca in un pianoro tutto innevato; la vista è splendida ma ancora non siamo al clou. Altri pochi metri e la vista del Fitz Roy che si specchia nel Lago de los Tres toglie il respiro; non solo il cielo è di un azzurro intenso ma l’assenza completa di vento fa del lago uno specchio su cui si riflettono splendidamente tutte le cime che ci circondano.
Il lago è a 1177 metri slm e salendo sul vicino costone si apre alla vista anche il Lago Sucia, più basso del primo tanto che l’acqua che tracima dal Lago de los Tres verso il Sucia forma una cascata. L’insieme è a dir poco spettacolare anche perchè l'acqua del Sucia è verde smeraldo al contrario dell'altro.
La discesa è ancora più traumatica della salita mettendo a dura prova le ginocchia di noi trekkers. Giù a valle foto ricordo dei desaparecidos del mattino davanti al cartello incriminato e via verso El Chaltén. Lunghissimi saliscendi che si percorrerebbero facilmente se non fosse per la stanchezza che via via si è accumulata.
La prima parte attraversa laghetti e torrentelli che convogliano le acque verso la cascata che abbiamo visto ieri. Alcuni specchi d’acqua hanno un colore rossiccio al contrario degli altri vicini che sono di un azzurro acceso. A seguire entriamo in una fitta macchia dove a stento si riesce a passare nello stretto sentiero e poi in una foresta di caratteristici ñirè con alberi metà vegeti e metà con rami bianchi rinsecchiti.
Dopo l’ultima salita, a metà discesa appare come un miraggio la cittadina di El Chaltén; da questa mattina abbiamo percorso circa 25 chilometri, le gambe vanno avanti per inerzia ma ne è valsa la pena.

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