Puerto Natales
17 febbraio 2010, mercoledì
Anche oggi è una bella giornata con vento vicino allo zero; partiamo presto per arrivare al Parque Nacional Torres Del Paine in orario decente. Sono previste tra le due e le due ore e mezza di viaggio. Assistiamo a una spettacolare alba sul fiordo; anche qui tanti rapaci appollaiati su trespoli naturali in attesa che l’aria si riscaldi.
La strada costeggia il fiordo prima di poter puntare verso ovest, verso il parco. Ci fermiamo sulle rive del Lago Sarmiento dal quale c’è una bella vista sulle Torres del Paine e le montagne vicine; a una rotonda finisce la strada cementata e inizia uno sterrato non in perfette condizioni. Ci sono tanti nandù e tantissimi guanaco che pascolano vicino alla strada.
Ci fermiamo in prossimità di un laghetto le cui acque ritirandosi stanno lasciando le rive di colore bianco per il tanto calcare che contengono; il lago si chiama Laguna Amalga e vicino c’è la Porteria y Guarderia dove si fa il biglietto d’ingresso valido tre giorni dal costo di 15000 $. Occorre compilare un modulo con i dati personali compreso il numero del passaporto.
Dalla biglietteria all’Hostaria Las Torres, punto di partenza del trekking, ci sono altri sette chilometri e mezzo di strada sterrata e un ponte metallico molto stretto e dalla portata limitata tanto che siamo costretti a scendere dal minibus che passa pelo pelo con gli specchietti piegati. In questo tratto c’è un servizio di minibus; tutti quelli che abbiamo incrociato hanno le fiancate rigate.
Dall’hostaria raggiungiamo il belvedere sulle Torres; il sentiero segue il tracciato del Rio Ascencio che nel suo incedere tumultuoso ha scavato un profondo canyon tra due monti. Lo stradello è a mezza costa sulla parete ovest, una parete che come quella di tutti i canyon è molto ripida per cui in alcuni punti, pur non essendo particolarmente impegnativo, ti trovi in mezzo al baratro con una parete franosa a monte e l’acqua tumultuosa a valle.
Il primo tratto supera un dislivello di 400 metri e porta al Campamento Chileno; è quasi tutto allo scoperto e tra la bassa vegetazione tanto calafate con frutti grossi come bacche color prugna. Siamo stati superati da una carovana di cavalli utilizzati per raggiungere il campeggio dagli escursionisti.
Il secondo tratto è un saliscendi continuo, quasi tutto coperto sotto il bosco; l’altitudine rimane più o meno la stessa fino al Campamento Torres. Incrociamo tanti ruscelli e torrenti che si attraversano su ponticelli più o meno grandi fatti con tronchi di legno.
Di qui inizia l’ultimo tratto, il più duro; sulla cartina che ci hanno dato alla biglietteria il tratto fatto finora con un dislivello medio di circa 300 metri è segnato con una lunga serie di trattini rossi mentre quest’ultimo tratto con un dislivello di 400 metri è segnato da soli due trattini.
Dopo alcune decine di metri ci troviamo davanti un costone pietroso quasi verticale e il sentiero lo risale al margine tra questo e la macchia boschiva impenetrabile incrociandosi con il rivolo che porta giù l’acqua del laghetto che troveremo in cima. Alcune volte per superare dei muri quasi verticali il sentiero si allarga sul costone pietroso; qui sembra di camminare sugli scogli al mare con la differenza che se scivoli al mare finisci nell’acqua che è a pochi metri mentre se scivoli qui rotoli nel fiume che è 6-700 metri più in basso. Quello che accentua la pericolosità di questo percorso è la sabbia presente sui massi che rende insicuro l’incedere.
Come sempre accade la fatica scompare di colpo alla vista dello spettacolo della natura una volta arrivati alla meta. Un cratere fatto di grossi massi trattiene al suo interno l’acqua di un laghetto e dalla parte di fronte a noi si stagliano imperiose queste tre colonne del Paine, così verticali che la neve non trova appiglio.
I grossi massi che trattengono l'acqua del laghetto sono per lo più di granito ma stupisce la presenza di massi di colore e consistenza diversi. Alzando lo sguardo si vede chiaramente che mentre le torri sono interamente di granito le montagne a lato hanno una cresta di materiale più scuro che sovrasta il granito. Queste creste separate in modo netto dal granito sono chiamate Los Cuernos.
La storia geologica del Paine inizia nel Cretaceo, 145 milioni di anni fa; è a quest'epoca che risale lo strato di roccia scura di origine sedimentaria che oggi appare come una cresta. In epoca più recente, nel Miocene, circa 20 milioni di anni fa, una grossa quantità di magma si introdusse tra due strati di rocce sedimentarie facendo sollevare lo strato superiore. Questo magma raffreddandosi lentamente si trasformò in granito. Col tempo buona parte dello strato superficiale di rocce sedimentarie si è eroso lasciando scoperto il granito.
La discesa del primo tratto è dura quanto la salita e forse di più sia perché si è più stanchi, sia perché si è costretti inevitabilmente a guardare in basso e sia perché le derapate sulla sabbia ti spingono pericolosamente giù.
Ci fermiamo al campeggio Cileno a prendere un the che accompagniamo con i biscotti di vario tipo che ci sono avanzati dal pranzo in quota.