El Chaltén

12 febbraio 2010, venerdì

Questa mattina il primo pensiero è stato quello di vedere la cima del Fitz Roy dalla vetrata della sala da pranzo; non è come ieri. Il cielo è semi nuvoloso e la cima in questione è nascosta dietro le nuvole. Alla periferia ovest della città, dopo una breve e ripida salita troviamo il cartello che indica l’inizio del sentiero. Dopo poco si sente il caratteristico rumore di una cascata che però non si vede. Inizialmente il percorso non è segnato molto bene tanto che a un certo punto siamo costretti a tornare sui nostri passi a ritrovare la pista perduta.
A 615 metri d’altitudine c’è un mirador dal quale però non si vede il Cerro Torre perché coperto dalle nuvole; in compenso si vede molto bene il Glaciar Grande. Il sentiero scende fino al livello del fiume che stiamo costeggiando alla sua destra; è una valle aperta, non ci sono alberi, solo arbusti più o meno alti. Troviamo la deviazione per la Laguna Madre e Fija e che funge da collegamento tra i due percorsi che raggiungono il Fitz Roy da una parte e il Cerro Torre dall’altro. All’altro capo di questa deviazione è dove ieri ci siamo accorti d’aver sbagliato strada.
Troviamo il bivio che ci porta al Campamento De Agostini che troviamo all’uscita di una boscaglia fatta da alberi d’alto fusto. Siamo a 626 metri d’altitudine e il campeggio è meno affollato di tende rispetto a quelli visti ieri. Siamo sul Lago Torre e sulla riva opposta a noi c’è il fronte del Glaciar Gande; il lago è chiuso su due lati da monti che degradano in acqua, dal fronte del ghiacciaio che è di fronte a noi e da una morena creata dal ghiacciaio stesso e che ora funge da diga e sulla cui cresta ci troviamo noi ora.
L’impressione è di essere sulla cresta di un cratere pieno d’acqua, acqua color crema con piccoli iceberg che il vento ha spinto verso di noi. Proseguiamo il trek verso il Rifugio Maestri seguendo il sentiero segnato con cumuli di pietra sulla cresta del cratere. Appena usciamo allo scoperto ci rendiamo conto che il vento soffia fortissimo e rende difficile l’avanzamento anche perché camminiamo su detriti pietrosi di diverse dimensioni, molti taglienti e altri instabili che non consentono un appoggio sicuro.
Come ieri la parte finale del percorso è quella più difficile ma mentre ieri siamo stati premiati da quella spettacolare visione oggi… siamo fermati da una frana che si è portato via il sentiero rendendo impossibile raggiungere il rifugio.
Siamo a 808 metri d’altitudine all’altezza del fronte del ghiacciaio e le tre cime con il Cerro Torre sono ancora nascoste dietro le nuvole. Consumiamo il fugace pranzo al sacco dietro un grosso scoglio che ci protegge un po’ dal vento e cominciamo la discesa verso il Campamento De Agostini; solo ora ci rendiamo conto della pericolosità del percorso. Sulle nostre teste ci sono centinaia di massi di discrete dimensioni in bilico che potrebbero provocare da un momento all’altro altre frane che inghiottirebbero il sentiero e chi malauguratamente si trovasse a percorrerlo in quel momento.
Nel frattempo Azelio complice il terreno instabile e una violenta folata di vento batte una musata… ma riesce a salvare la macchina fotografica; molta paura ma fortunatamente pochi danni.
A metà strada, sulla via del ritorno, uno squarcio tra le nuvole scopre alla vista le tre cime; solo la punta estrema del Cerro Torre rimane costantemente nascosta, sorda alle nostre preghiere. Possiamo accontentarci.

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