Ushuaia

Ushuaia, 25 febbraio 2010, giovedì

Oggi cercheremo di raggiungere il Lago Esmeralda; con un minibus usciamo da Ushuaia percorrendo la Ruta 3 in direzione del passo Garibaldi. All’uscita della città c’è il posto di polizia dove ci fermano e controllano i documenti del veicolo e del conducente; accanto a noi stanno apponendo i sigilli a una auto sequestrata.
Il percorso parte dalla Valle de Lobos dove si allevano i cani di razza Siberian Husky e Alaskan Malamute utilizzati in inverno per portare in giro i turisti nei parchi con le slitte. Si paga 8$ e occorre registrarsi prima di partire e avvisare quando si ritorna. Appuntamento alle 15.00 con l’autista del taxi che ci riporterà in città.
Il tracciato inizia dal recinto dei cani; un pezzettino di bosco e subito dopo si passa sopra un ponticello di legno per attraversare un piccolo torrente. Dopo pochi metri si apre una spianata di torba dal colore rossiccio dato dal muschio che è predominante rispetto agli altri piccoli arbusti. E’ fangosa e piena di piccole pozzanghere con i relativi rivoli che li collegano tra loro.
Ha piovuto molto in questi ultimi giorni per cui la torbaia è pregna d’acqua e questo rende difficoltoso il cammino ma arricchisce di spunti fotografici l’insieme. Entriamo in una nuova boscaglia di lenga; il percorso non sarebbe impegnativo ma è scivoloso. Usciti dal bosco ci troviamo in una enorme torbaia racchiusa tra i monti a destra e il Rio Esmeralda a sinistra che porta via l’acqua del lago che è davanti a noi nascosto da una diga naturale; dietro il lago c’è il Glaciar Albino.
Molte pozzanghere hanno un colore rossiccio, altre appaiono nere; il percorso è segnato da pali piantati per terra con pezzetti di stoffa gialli o blu inchiodati in cima. Sono ben visibili ma difficili da raggiungere perché occorre inventarsi un passaggio tra pozzanghere e rivoli d’acqua affondando i piedi nella torba.
Risalendo una ripida sponda troviamo il piccolo lago dall’acqua verde smeraldo in cui si specchia il monte imbiancato dal ghiacciaio il cui fronte è dietro una piccola boscaglia che lo separa dalla riva.
La percorrenza segnalata del percorso che abbiamo fatto è di una ora e mezza; noi abbiamo impiegato un’ora in più compreso le soste fotografiche. Considerando che nei trek precedenti avevamo impiegato sempre meno del tempo previsto è evidente che l’acqua di questi giorni ci ha rallentato molto.
Al ritorno tentiamo di passare a mezza costa sul monte che delimita la torbaia ingentilita da tante margheritine fiorite ma non troviamo un sentiero comodo così puntiamo alla riva del fiume e di qui seguiamo il percorso segnato.
Alla fine della torbaia Stefania scivola su di tronco che dovrebbe facilitare il guado di un rivolo è finisce in acqua tra l’ilarità degli altri; torniamo dai cani non prima di assistere al bis di Stefania. Abbiamo scarpe e pantaloni infangati in modo esagerato, siamo stanchi ma nel complesso è stata una bella passeggiata. Torniamo in albergo col minibus che è tornato a prenderci; 160$ in quattro andata e ritorno.
Pomeriggio al Museo Maritimo de Ushuaia; lo raggiungiamo col taxi al costo di 14$. Finora abbiamo avuto qualche problema a capire Teodoro quando parla; ora il tassista parla allo stesso modo per cui o sono parenti o, molto probabilmente, a Ushuaia hanno un dialetto o una cadenza particolari.
E’ un ex carcere costruito dai carcerati stessi che a cavallo tra l’800 e il ‘900 furono inviati qui per aiutare, con i lavori forzati, la colonizzazione di queste terre. Nelle vecchie celle è stato creato il museo con piccoli spaccati di vita carceraria con manichini, vecchi utensili, mobilia, foto e documenti d’epoca.
Una sezione è dedicata ai nativi ormai estinti; una delle ragioni che ha portato all’estinzione questa popolazione sono stati incredibilmente i vestiti. Vivevano nudi e si erano adattati in questo modo con la pioggia che li lavava da sporco e parassiti e il vento che li asciugava. Quando i primi missionari li costrinsero a vestirsi con abiti europei non gli insegnarono a lavarsi e lavare gli abiti quindi divennero facili prede di insetti e parassiti ma la cosa peggiore non gli fecero cambiare stile di vita così che continuarono a bagnarsi sotto la pioggia, vestiti e con questi bagnati il vento non li asciugò ma li fece ammalare uno dopo l’altro di bronchiti e polmoniti fino alla morte.
Una sezione è dedicata alle navi e ai navigatori che hanno attraccato nel tempo a Ushuaia, o che sono affondate in queste acque e alle spedizioni polari che fecero di questa città la base di partenza.
Un’ala del vecchio carcere è stata lasciata nelle vecchie condizioni e qui più che altrove si capisce perché la carcerazione è sinonimo di… andare al fresco. Nella hall dove si dipartono a raggiera i cinque bracci c’è un piccolo punto di ristoro con un piccolo acquario con dentro una centolla viva; l’acqua è refrigerata al punto che i vetri sono appannati per la condensa anche se la temperatura di questo ampio salone è tale da farci rimpiangere l’idea d’aver lasciato i giacconi negli stipi all’ingresso.

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