Ushuaia
26 febbraio 2010, venerdì
Mattinata passata tra lungomare e via San Martin; oggi raggiungeremo Buenos Aires. Sono tanti i riferimenti in città alle Malvinas tra monumenti, strade e altro.
Pranzato con panini al prosciutto, birra e dolce nella panetteria-museo sul lungomare; un ambiente accogliente, tranquillo, reso unico dalle centinaia d’oggetti d’epoca.
Al cimitero i forni non hanno il marmo davanti come da noi ma uno sportello con vetro che permette di vedere all’interno i fiori, le foto, gli oggetti del defunto, la bara… Non sempre è ricoperta da un panno colorato o da un lenzuolo bianco semplice o ricamato.
Simpatico e originale il Fiorino Fiat con rimorchio; la particolarità sta nel fatto che il rimorchio altro non è che un altro Fiorino a cui è stato tolto il cofano motore e al suo posto è stato saldato un gancio per essere trainato.
L’aeroporto Malvinas Argentinas è nuovo; molto bello con legno e vetro unici materiali utilizzati per la costruzione. La pioggerellina che ci sta accompagnando da questa mattina si è trasformata in pioggia proprio nel momento in cui siamo scesi dal minibus che ci ha portati qui per cessare subito dopo e lasciare in cielo ampi squarci azzurri. L’aereo farà scalo a El Calafate e alcuni di noi hanno la doppia carta d’imbarco segno che dovranno cambiare posto.
Il nostro volo, AR 2898, è in ritardo; c’è un aereo in sosta sotto il nostro gate e quando l’altoparlante chiama i passeggeri per Buenos Aires non abbiamo dubbi e ci mettiamo in fila per imbarcarci ma veniamo fermamente allontanati. Non è il nostro volo; inizia una lunga attesa senza la benché minima informazione. Poi l’aereo arriva e alle 18.00 decolliamo; siamo su di un MD 80. Il nastro d’asfalto è unico per cui la pista è usata sia per il rullaggio che per la fase di decollo e atterraggio. E’ delimitata dall’acqua in tutte e due i versi; partiamo contro sole, verso ovest. Si alza subito per la gioia di tutti e vira immediatamente a sinistra per evitare la cordigliera che, inquietante, è di fronte a noi.
Ushuaia vista dall’alto è molto più grande di quella che abbiamo visto; ora la stima di settantamila abitanti è più realistica. La virata di 270 gradi ci direziona verso nord sulla costa. Si riconosce Rio Grande sulla foce del fiume; ci sono tanti laghetti dall’acqua color latte che spezzano la monotonia cromatica della steppa patagonica.
Ad El Calafate ritroviamo il mitico Lago Argentino dall’acqua color turchese; la sosta è breve, giusto il tempo di far scendere i vecchi e far salire i nuovi clienti e far rifornimento con noi a bordo. Il decollo è spettacolare con il giro turistico sui monti e ghiacciai che abbiamo imparato a conoscere le settimane passate. Su tutti il Perito Moreno che ci ha portato tutti ai finestrini fino a che un improvviso vuoto d’aria ci ha fatto riatterrare sulle poltrone in modo violento.
Arriviamo a Buenos Aires dopo mezzanotte; i nostri bagagli arrivano per ultimi dopo che il tapis roulant si è fermato due volte e che il nostro volo è stato cancellato dal tabellone e che sono arrivate le valigie di un altro volo. Quando l’ipotesi che fossero stati scaricati a El Calafate era diventata quasi una certezza vediamo sbucare i nostri bagagli accompagnati da un sospiro di sollievo collettivo.
Il minibus che avevamo prenotato non si è fatto vedere così prendiamo un po’ di taxi dopo una lunga fila; arriviamo all’Hotel Chile in via De Mayo con l’autista del nostro taxi che visibilmente euforico ha guidato a grande velocità, passando diversi semafori rossi, esaltando le bellezze locali e segnalandoci dove poterle trovare. Una volta in albergo abbiamo confrontato le cifre dei diversi tassametri: stesso percorso alla stessa ora con cifre che vanno da un minimo di 30$ a un massimo di 70$...! Il tempo di posare i bagagli in camera e via a mangiare qualcosa in uno dei tanti locali ancora aperti a dispetto dell’ora tarda.
C’è un ristorante vicino all’albergo, il Plaza Asturia, consigliatoci dal nostro tassista; sono le 2.00 e il locale è pieno a metà. Un po’ lenti nel servizio ma quando ci portano le pietanze scelte restiamo allibiti dalla quantità industriale; con la mia mezza razione di baccalà con riso si potrebbero sfamare tranquillamente tre persone.
Dopo cena quattro passi per digerire verso il Congreso Nacional; c’è molta gente per strada nonostante siano le tre di notte con tanti bambini con i genitori e ragazzi che giocano a calcio in piccoli fazzoletti di prato.