Puerto Madryn

10 febbraio 2010, mercoledì

Sveglia all’alba per raggiungere l’aeroporto Almirante Marcos Zar di Trelew. L’alojamiento a gestione familiare ci è costato 9 € al giorno compreso la colazione di questa mattina all’alba.
L’autista ci dice che questa notte il vento ha soffiato a 100 km/h; c’è ancora un po’ di vento ma il cielo è di un azzurro intenso, condizione di luce ideale per fotografare… ma andiamo via. L’aeroporto è in fase di ristrutturazione ma fortunatamente ci restiamo poco visto che l’aereo è in orario. Volo AR 1802 dell’Aerolineas Argentinas; la tassa di imbarco da pagare prima del controllo bagagli è di 17.55 $. L’aereo da raggiungere a piedi è un Boeing 737-700; ci sono gia i passeggeri in transito che devono essersi svegliati presto questa mattina a giudicare dagli occhi spenti.
Partiamo in orario alle 8.35 e alle 10.26 è previsto l’arrivo a El Calafate. La divisa del personale di bordo è nera con camicia bianca e cravatta o foulard a strisce oblique nera, grande, viola, media, bianca, piccola.
In fase di atterraggio sorvoliamo il fiume che porta via l’acqua del Lago Argentino che con il suo azzurro pastello contrasta a meraviglia con il color ocra che lo circonda; sempre dall’alto si vedono le onde sull’acqua del lago segno che il vento non manca. L’aeroporto di El Calafate non è grande; recuperiamo immediatamente i bagagli e usciamo senza controlli. Fuori ad attenderci c’è Mario con minibus e carrello per i bagagli che ci accompagnerà per il proseguo del viaggio fino a Ushuaia.
Non è freddo ma la temperatura è decisamente più bassa rispetto alla Penisola di Valdés. Ci immettiamo sulla Ruta 40 e costeggiando il Lago Argentino ci dirigiamo verso nord; il paesaggio non è cambiato di molto con la solita steppa patagonica senza alberi con la differenza che qui all’orizzonte ci sono colline, montagne, fiumi, laghi…
Il Lago Argentino è color turchese e contrasta a meraviglia con l’azzurro del cielo e l’ocra del terreno. Una piccola deviazione sterrata ci porta al Bosque Petrificado. Tutto ebbe inizio nel periodo giurassico, 150 milioni di anni fa, quando le Ande ancora non si erano formate e la Patagonia era una sterminata foresta; quando iniziò il processo di formazione della cordigliera si crearono numerosi vulcani che con la loro attività seppellirono queste foreste con lava e cenere. In alcune aree si crearono delle sacche prive di ossigeno in cui il legno rallentò di molto il suo naturale processo di decomposizione dando tempo e modo ai minerali presenti nell’acqua di sostituirsi lentamente alle cellule del legno; questo ha generato la pietrificazione di parti di foresta che oggi vento e piogge hanno riportato alla luce.
Mangiamo qualcosa all’Hotel la Leona, sia perché è un sito storico sia perché… è l’unico della zona. Prendiamo a sinistra la SP 23, in direzione ovest verso El Chaltén, costeggiando il Lago Viedma dal lato opposto a quello della foresta pietrificata.
Intanto si è alzato un forte vento trasversale che rende difficile la guida e nuvole basse hanno nascosto le montagne davanti a noi, dove noi siamo diretti. Ci fermiamo al Canyon de las Vueltas; un breve sentiero dalla strada porta al canyon attraverso la bassa vegetazione. Il vento è incredibilmente forte; sembra di stare a Trieste sotto effetto Bora. L’acqua ha scavato un profondo canyon ma è impossibile affacciarsi perché il vento soffia in direzione tale da spingerti giù. Straordinaria la parete opposta alla nostra; è di colore nero basalto che si è erosa nel tempo omogeneamente tranne una fetta quasi perpendicolare di materiale diverso, color crema, che ha resistito di più creando come un tramezzo perpendicolare alla parete sospesa sull’acqua.
Comincia a piovere e con il vento a questa velocità le gocce d’acqua arrivano come proiettili causando lo stesso effetto della grandine.
El Chaltén si trova in una valle circondata da monti sulla riva del Rio de las Vueltas; da l’impressione di essere un posto tranquillo. E’ un misto tra cittadina e centro servizi con negozi, ristoranti, alberghi, campeggi ecc.; è in continua e costante crescita a giudicare dalle nuove costruzioni.
Breve trek di un’ora fino alla cascata Chorillo del Salto. Il sentiero costeggia la strada sterrata e passa tra strani alberi di ñire che sugli stessi tronchi ospitano sia rami vegeti che rami secchi bianchissimi; questo, sommato al cielo cupo, alla pioggerellina e al vento, da un aspetto tetro alla zona che nemmeno la piccola cascata riesce a fugare.

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